Prevenzione

Massimiliano Panella

Massimiliano Panella

Professore di Igiene e Medicina Preventiva

Le malattie croniche non trasmissibili (MCNT), in cui sono comprese malattie cardiovascolari, tumori, patologie respiratorie croniche e diabete, rappresentano a livello mondiale il principale problema di sanità pubblica: sono, infatti, la prima causa di morbosità, invalidità e mortalità ,e il loro impatto provoca danni umani, sociali ed economici elevatissimi.  La Regione Europea  presenta il più alto carico di MCNT a livello mondiale.  Molti decessi precoci, inoltre, sono evitabili: le stime indicano che almeno l’80% di tutti i casi di malattie cardiache, ictus e diabete di tipo 2 e almeno un terzo dei casi di cancro si possono prevenire.

Il passaggio da un approccio solamente curativo del cancro a uno preventivo risale al 1981, quando due importanti epidemiologi, Richard Doll e Richard Peto, pubblicarono il primo elenco scientificamente controllato dei principali fattori di rischio che determinano la comparsa di un cancro. Tra i fattori individuati in questo studio comparivano il fumo di sigaretta, naturalmente, ma anche l’alimentazione e altre cause come virus, ormoni e radiazioni. Oggi si sa che nella maggior parte dei casi il rischio individuale di contrarre la malattia è dato dalla combinazione di questi diversi fattori, oltre che dalla dotazione genetica e dall’effetto del caso.

La prevenzione è un insieme di attività, azioni ed interventi attuati con il fine prioritario di promuovere e conservare lo stato di salute ed evitare l’insorgenza di malattie. In relazione al diverso tipo e alle finalità perseguibili si distinguono tre livelli di prevenzione: primaria, secondaria e terziaria. 

PREVENZIONE PRIMARIA

Ha il suo campo d’azione sul soggetto sano e si propone di mantenere le condizioni di benessere e di evitare la comparsa di malattie. In particolare è un insieme di attività, azioni ed interventi che attraverso il potenziamento dei fattori utili alla salute e l’allontanamento o la correzione dei fattori causali delle malattie, tendono al conseguimento di uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale dei singoli e della collettività o quanto meno ad evitare l’insorgenza di condizioni morbose. L’insieme di questi interventi è pertanto finalizzato a ridurre la probabilità che si verifichi la malattia.

PREVENZIONE SECONDARIA

Attiene a un grado successivo rispetto alla prevenzione primaria, intervenendo su soggetti già ammalati, anche se in uno stadio iniziale. Rappresenta un intervento di secondo livello che mediante la diagnosi precoce di malattie, in fase asintomatica (mediante i programmi di screening) mira ad ottenere la guarigione o comunque limitarne la progressione. Consente l’identificazione di una malattia o di una condizione di particolare rischio seguita da un immediato intervento terapeutico efficace, atto a interromperne o rallentarne il decorso.

PREVENZIONE TERZIARIA

Fa riferimento a tutte le azioni volte al controllo e contenimento dei esiti più complessi di una patologia. Consiste nell’accurato controllo clinico-terapeutico di malattie ad andamento cronico o irreversibili, ed ha come obiettivo quello di evitare o comunque limitare la comparsa sia di complicazioni tardive che di esiti invalidanti. Con prevenzione terziaria si intende anche la gestione dei deficit e delle disabilità funzionali consequenziali ad uno stato patologico o disfunzionale. Si realizza attraverso misure riabilitative e assistenziali, volte al reinserimento familiare, sociale e lavorativo del malato, e all’aumento della qualità della vita.

I VACCINI: UN ESEMPIO DI PREVENZIONE PRIMARIA

L’immunità di un soggetto nei confronti di un agente patogeno può essere indotta artificialmente mediante immunizzazione attiva (vaccinazione). La vaccinazione prevede la somministrazione, per via parenterale (cioè con un’iniezione) o per via orale, di una preparazione antigenica che può essere rappresentata dal microrganismo (batterio, virus) verso cui si vuole protezione, da sue frazioni immunogene (ovvero proteine che provocano una risposta di difesa da parte del soggetto) o da sue tossine (per esempio la vaccinazione contro il tetano). Il prodotto somministrato (vaccino) induce nel soggetto una risposta immunitaria che lo proteggerà dall’attacco del patogeno verso cui è stato vaccinato. La risposta immunitaria indotta dal vaccino può essere umorale, cioè caratterizzata dalla produzione di anticorpi (immunoglobuline IgM IgG, IgA e IgE) da parte dei linfociti B e dalle plasmacellule, oppure cellulo-mediata, cioè avvenire ad opera dei linfociti T che agiscono distruggendo gli agenti infettivi attraverso diversi meccanismi. Poiché la vaccinazione stimola in maniera attiva il sistema immunitario, c’è bisogno di un certo lasso di tempo (dalle due alle quattro settimane) affinché la risposta anticorpale raggiunga un livello tale da rendere immune il soggetto qualora entri in contatto col patogeno in questione.

PROGRAMMI DI SCREENING: UN ESEMPIO DI PREVENZIONE SECONDARIA

Gli screening sono esami condotti a tappeto su una fascia più o meno ampia della popolazione allo scopo di individuare una malattia o i suoi precursori (cioè quelle anomalie da cui la malattia si sviluppa) prima che si manifesti attraverso sintomi o segni. In particolare gli screening oncologici servono a individuare precocemente i tumori, o i loro precursori, quando non hanno ancora dato segno di sé. Mentre con la prevenzione primaria si cerca di evitare l’insorgenza del cancro, per esempio attraverso interventi sugli stili di vita o sull’ambiente, con la cosiddetta prevenzione secondaria, di cui fanno parte gli screening, si mira a individuare la malattia quando è più facilmente curabile. Un esame di screening è diverso da un accertamento prescritto dal medico per identificare la natura di un disturbo. Lo screening ha lo scopo di escludere una malattia, mentre gli accertamenti clinici comprendono un insieme di esami al fine di capire la natura di un disturbo. Nel soppesare rischi, costi e benefici occorre ricordare che gli screening si rivolgono a persone nella grande maggioranza sane. Ciò impone di non eccedere in accertamenti diagnostici invasivi o che comportino costi eccessivi per la collettività.

Così come nella dieta non si può identificare l’alimento più salutare e gli effetti positivi sulla salute si ottengano con il giusto mix di cibi sani, anche parlando di prevenzione, non è possibile identificare il singolo esame o accertamento di laboratorio in grado da solo di fornire il massimo beneficio per la nostra salute. Occorre considerare i benefici derivanti dalla prevenzione primaria, così come da quella secondaria e terziaria.

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